Ma oggi sono stata graziata, mi ha sputato fuori l’ingranaggio nero. Grazie, Signore mio, per oggi.
La luce finisce dietro il larici magri, il verde rigoglio meridiano inclina al grigio, nell’ora che pende e sfuma, striscia il bianco pennello in battaglia di nuvole e rami. Fra poco tutto, la pace del nero succhia.
Poi mi dico: a che serve? Arrotolare strette le bianche tue stringhe aghi toccare, aghi color del miele, che stanno sotto i grossi tronchi sparsi, e pettinare capelli fitti. So che non vuoi.
Che fanno tavole di legno chiaro, occhi da civetta, e le onde bruciate sul mobile in striature accanto al letto della bambina. Imperscrutato muso porcino sull’anta, enigma da niente.
Oscuramente qualcuno sussurrava, a bagnarmi il fondo storto dell’anima.
E adesso di parole m’ingozzo, il vero falso mi prende e stanca.
Cambierò forse, ad un altro risveglio.
settembre 22, 2008 di marinaraccanelli
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http://paroleinviaggio.splinder.com/post/18237891
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be’, non c’è che da sguazzare in tanta bellezza; mi sono fermata qui perchè questa prosa poetica è più vicina al mio modo di sentire.
io, lo sai, sto attraversando un periodo difficile, in più ho i muratori a casa, sto dormendo pochissimo e sono stressata all’ennesima potenza.
l’unica cosa che riesco a fare, di tanto in tanto, sono le traduzioni …
ho cambiato il banner del blog perchè l’altro era ‘scaduto’ e, ogni volta devo anche modificare le impostazioni del template, per cui , questa volta non mi è andata bene e i versi vanno a capo prima del dovuto, dovrò avere molta pazienza e ritentare …
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Curiosa, densa… mi è piaciuta anche questa.
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