Avevo un albero in testa
quasi schizzo di pino orientale –
segni grossi, a matita –
rami neri, ondulati a bandiera
su scogliera introversa
aghi a riccio, ed un picchio che batte
alfabeti incompresi a macchina
sullo sfondo, bianconero il ricordo
imbevuto in umido guazzo
avevo un albero in testa
con parole a matita, schizzi
di cuori cuneiformi e lettere armene
o glagolitiche forse, in carboncino
nero bruciante – un albero con incisioni
puntute di un dolore arcaico
sentivo l’eco
di un flauto rauco