Un rasoio sfilato scivola sulla pelle
la solitudine, un corridoio in attesa
e le porte di scardinamento
pieno e vuoto, parole sconnesse
il mugolio sordo delle cicale –
briciole secche da mangiare
una pietra, rotonda di percezione
nel mattino profondo avanzano
le vicende dei vivi e dei morti
qualcuno ha già strappato
abiti e bende – la vita è una crepa
inascoltata
nel pomeriggio sfumato ci saranno
respiri malsani fra intervalli di piombo
e poi ali, schiacciate su vetri
corpi di sabbia e creta rotolano
su immateriali calanchi –
il rumore del mondo, una vibrazione
quasi d’elitre primordiali, bianche