Tu conosci le pieghe del silenzio
in gomito d’alba, il gonfiore d’attesa –
petalo di camomilla e fiore
d’aspidistra e narciso – e conosci
l’oboe che accende gli occhi, fiato
ondulato e lieve, la mano sul piano
forte, lo squillare del sangue
ed un sorriso timido, dimenticato
sapresti portarmi sul prato
dove saremo giovani ancora
steli dondolanti, bambini e pistilli
staremo insieme, futuro e passato per mano
sul calare dell’ombra col vento di valle
che sale, inghiotte e sperde ogni suono
in tintinnio di cristallo lontano
L’ha ribloggato su mioblogdeiblog.
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bella e malinconica
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grazie, Blumy:-)
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Riesci a valorizzare anche la banalità della Setaria. Amo forse più di altri strumenti l’oboe. Certo amo queste tue belle parole e quel tuo rivolgerti ad un “tu” per me misterioso ma comunque altro da te.
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con questo “tu” mi rivolgo ad altre donne, da me amate, soprattutto una anziana ed una giovane, con loro torno bambina e sogno cose belle della natura e dell’arte (la musica) e il futuro di una vita che nasce – sogno la continuità della vita
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