Noi che ci siamo conosciuti dopo
la tempesta, vortici di tulle nero
luccichio di farfalle sorprese
in danze turbinose, poi
polverizzate
noi che ci siamo incontrati
dopo ballate di cavalieri ai bordi
di precipizi e castelli
rovinosi nel lago di cristallo –
i nostri pensieri erano nel vuoto oltre –
dopo le dita veloci e gli accordi neri
uragani e disastri senza nome…
noi che ci siamo incontrati dopo
le risacche infernali e i brevi voli
abbiamo sentito slittare i cardini del mondo –
oltre il collasso dei pilastri è lievitata
la via lattea – noi dopo
noi che ci siamo conosciuti dopo
gennaio 23, 2015 di marinaraccanelli
I pilastri della creazione. Molto bella la tua poesia. Un caro saluto
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grazie, ricambio il saluto
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bel-lis-si-ma ! 🙂
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felice che ti sia piaciuta! ciao, Blumy
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quasi una rinascita
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grazie, Anna:-)
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Bella. Non ne afferro pienamente il senso letterale, ma forse non è necessario. L’impressione che ne ricavo è potente ed è molto riuscito quel paragone di quel “noi” con l’universo. Ed è molto bello quel “noi” che invece io fatico così tanto a dire e dico “io”.
E poi quel titolo, quel primo verso, meriterebbe da solo: sì, siamo venuti dopo la (diciamo) creazione, ma siamo “noi” e “siamo venuti” e ci siamo, e sappiamo di esserci.
E anche, sempre sul primo verso, quel “dopo” sospeso un istante a fine riga permette, sia pure nello spazio breve di nemmeno un respiro, mentre gli occhi scorrono l’ a capo, qualsiasi cosa.
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il senso letterale spesso per me, ma non solo, non ha importanza preminente…magari anche perchè mi lascio trasportare da correnti sotterranee, comunque, hai colto l’essenza del mio discorso che sta proprio nel “dopo”…dopo qualunque cosa tu possa immaginare, quando l’innocenza è persa eppure nuovi incontri (ecco il “noi”) e nuove prospettive si aprono ad una sensibilità ferita
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