Come mi sento oscura nel mattino
e pesante nell’aria
l’oro fonde nel blu sotto le barche
gonfio di luce il verde intorno ai pali
picchiano tacchi aguzzi sulle strade
volano gonne, sbattono le ali
la mia voce calante già si perde
risucchiata dai muri scomposti
io non sono finestra ma pertugio
come mi sento grigia nel chiarore
sentiti luce perchè hai parole e cuore per dimostrarlo. Ciao e buona Pasqua
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grazie per le tue belle parole e per gli auguri:-)
e buona pasquetta, tempo permettendo!
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Mi piace molto, sia la foto – dipinto, sia la poesia! Seguirà un commento più articolato. Ciao bianca
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sono contenta che ti piaccia – non è un testo recente
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Mi sto chiedendo se, almeno talora, dire la propria tristezza e malinconia effettivamente affratelli gli uomini.
Probabilmente dipende da come la si dice, la tristezza.
Per lamentarsi? Per disperarsi? Per farsi additare con un “poverina”?
Per condividere: qui ci si trova. Questa tua mi è piaciuta molto per come descrive tante mie mattine. Allora non è una cosa mia, ma una esperienza comune.
Sì: affratella.
io non sono finestra ma pertugio
Qui ritorna il mio poco, il mio niente, il mio essere pusillanime: tutte cose che paradossalmente coabitano in me con tutta la mia presunzione enorme. Ma un pertugio grazie a Dio c’è. Qualcosa passa, almeno la Bellezza, che fa tanto male.
come mi sento grigia nel chiarore
Appunto. A volte questa percezione si trasforma in rabbia, altre in disperazione. Altre ancora in preghiera.
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secondo me, scrivere quella che si ritiene (a ragione o a torto) una poesia è un altro modo di pregare, le parole che ci scorrono fuori ci calmano e trasformano il nostro malessere in un’emozione mista di tristezza e sollievo: è emersa in noi una spinta positiva, siamo riusciti in qualche modo a dire l’indicibile,a comunicarlo…e qui vale anche il tuo discorso sulla fratellanza
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