Sette scale della Misericordia
per raggiungere l’abbazia –
sulle pietre, orme dei miei pensieri
alghe scure ondeggiano sui gradini
stanno in guardia sui tetti fumiganti
uccelli dal profilo grifagno
mille passi per giungere all’abbazia
ma le porte sono sbarrate –
barche vuote dondolano nella cavana
onde su onde fino al cimitero
fantasmi stranieri si affollano nelle nicchie
profilate in pietra d’Istria sbreccata
e lunghi echi si rincorrono
nel sottoportico ombroso
chi mi consolerà per le assenze
conficcate nel tempo?
mamma mia quant’è bella Marina. Non ho commenti, ma tanta leggerezza di visioni che mi pare di essere lì. Complimenti sinceri.
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commossa ringrazio:-) felice comunque di aver comunicato un’emozione
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Molta atmosfera “Venezia decadente” (pietre sbreccate) e un senso di solitudine: porte sbarrate, barche vuote, fantasmi per giunta stranieri. Molto bella e coinvolgente: io immagino la scena immersa in una giornata grigia.
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grazie per il commento! e…sì, ho voluto rappresentare un grigiore del tempo e dell’anima…
detto per inciso, ci sono molti fantasmi stranieri a Venezia e dentro di noi, ma in particolare vicino all’Abbazia in questo periodo ci sono presenze particolari sulle quali sono nate molte polemiche ( padiglione islandese della Biennale)
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Non so della Biennale e non conosco Venezia.
Queste parole mi sembrano molto tue e molto istriane, nel loro dolore dichiarato comunque senza astio, senza odio, quasi solo come rimpianto di una possibilità troncata, una possibilità di cui tu, comunque, hai fatto/fai parte.
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grazie, Judy, per le tue parole nelle quali c’è un’acuta percezione del mio stato d’animo: “rimpianto di una possibilità troncata, una possibilità di cui tu, comunque, hai fatto/fai parte.” Non avrei potuto dirlo meglio io stessa…
mi hai fatto pensare: io faccio parte, io “sono” una possibiltà troncata, è così che spesso mi sento
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