I raffinati Lord inglesi, i Principi Elettori, i grandi prelati, le frivole dame francesi e gli aristocratici veneziani se la contendevano, per ottenere i suoi preziosi ritratti.
Eppure era una donna, di famiglia agiata ma non aristocratica, in un secolo (il Settecento), in cui le donne erano relegate a ruoli di elegante contorno; potevano suonare musica per allietare la famiglia e gli ospiti, ma non comporla (se lo facevano, la loro opera era stampata sotto nome maschile); a partire dal sedicesimo secolo, se appartenevano ad una famiglia di pittori aiutavano in bottega ma non firmavano con il proprio nome – salvo rare ma molto interessanti eccezioni: Sofonisba Anguissola, Marietta Robusti detta la “Tintoretta”, Artemisia Gentileschi e poche altre.
Eccola qui, con il cenno appena di un sorriso e lo sguardo spalancato, attento, i capelli in riccioli incipriati, composti: guarda in faccia il principe Ferdinando dei Medici, che le ha commissionato questo autoritratto, e il visitatore di passaggio nella mostra “Rosalba – prima pittrice de l’Europa” al Palazzo Cini. In testa, una rosa bianca (“rosa alba” in latino). Lo sguardo è diretto, privo di civetterie femminili. Veste una giubba da pittore, dalla quale però spunta una nuvoletta di pizzi bianchi, e sta dipingendo l’amata sorella Giovanna, con la quale visse per quasi tutta la vita, pittrice anche lei.
E’ giusto che sia tornata a farsi ammirare qui, nella Venezia che, nonostante gli inviti in tutta Europa, non lasciò quasi mai, salvo tre soggiorni a Parigi, Modena e Vienna (i Lord inglesi e i nobili tedeschi, erano loro a calare in Italia per farsi ritrarre, nei loro Grand Tours culturali ed educativi); ci aspetta in questo Palazzo a pochi passi dall’Accademia, nel quale basta entrare per dimenticare le chiassose comitive e gli sbracati turisti del XXI secolo: nelle stanze ben restaurate, con mobili e tappezzerie dell’epoca, dopo il primo piano con la collezione permanente di quadri della scuola toscana, eccola al secondo piano, Rosalba Carriera.
Accanto all’autoritratto che la presenta, una finissima miniatura in avorio, “L’innocenza”, rappresentata in figura di fanciulla con colomba: i toni – bianco su bianco con delicate sfumature di azzurro e grigio – la dolcezza dello sguardo nell’essere umano e il lieve movimento delle ali nell’animale ne fanno un delizioso piccolo capolavoro. Permise alla pittrice di essere accolta all’Accademia di S.Luca a Roma.
Altre sue abilissime e stupefacenti miniature le vedremo in altre sale della mostra: rappresentano Gentiluomini dai morbidi boccoli, secondo la moda dell’epoca, giovani donne, allegorie, tutti con i volti elegantemente allungati. Il tocco è preciso, ma sfumato dove occorre. Minuscoli pizzi, piccoli fiori sulle scollature. Difficile immaginare la sottigliezza del pennello adoperato.
Ma la tecnica per cui divenne famosa è il pastello, si sa. Il pastello nacque in Francia nel 400; all’inizio, si usava per semplici ritocchi. Divenne in seguito, nel 600, una tecnica indipendente per la naturalezza che conferiva all’epidermide umana: la rendeva sottile, trasparente, leggera. Così, i pizzi e le sete tanto di moda in quel secolo, e nel successivo 700, e le parrucche incipriate, acquisivano un’eleganza evanescente.
C’era un altro vantaggio, la velocità d’esecuzione che risparmiava ai nobili impazienti le interminabili sedute di posa.
Ed il pastello esplose con Rosalba: dame altezzose, principesse dagli occhi bovini o seducenti, un prete dal fine sorriso sotto i capelli svolazzanti, un alto prelato con lo sguardo duro del potente, l’Elettore di Sassonia in tutto il suo sfarzo…un frate ispirato, con la barba al vento, allegorie femminili leggiadre, dalle palpebre oblique…un nobile veneziano con il naso importante e l’espressione sorniona, giovani Dandy inglesi dall’ovale allungato, la bocca piccola, un fare estenuato…un giovane guerriero sorride bonaccione, nonostante l’armatura…e poi, ecco Antoine Watteau, sobrio nei toni del verde e del marrone, e la Madonna, spirituale azzurra figura dalle bianche mani: guarda in alto, fuori campo.
Qualche nome: Elisabetta Algarotti, Daniele Bertoli, Sebastiano Ricci, Diana, Flora, George Townhsend, Henry Clinton, Dionisio Le Blond, Elisabetta e Cristina (imperatrici), Anna e Amalia, e poi la Primavera e l’Inverno…
I gessetti sono polvere addensata, quindi si prestano a meravigliose sfumature che lusingano la voluttà di eleganza: rasi e sete nei toni “pastello”, appunto, con certi verdi tutt’altro che banali, e poi spume di ricci e pizzi…ma non è solo questo.
I gessetti di Rosalba rendono più rapido un gesto, colgono la malinconia o l’astuzia di uno sguardo; anche quando il personaggio è povero di carattere, e s’identifica, per esistere, nel suo ruolo sociale, la fragilità dell’incarnato sembra suggerire indulgenza…anche questo è un uomo, anzi, per noi che lo guardiamo ora, è stato un uomo…”la fragilità del pastello ispira nostalgia”, osservava Nerval in “Silvie”.
Rosalba Carriera
luglio 3, 2015 di marinaraccanelli
l’esposizione cui mi riferisco è del 2007, ma ovviamente i dipinti di Rosalba sono tuttora visibili nei migliori musei d’Europa
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Tutto molto interessante!
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