Andavamo altrove, di qua e di là
seguivamo tornanti strani
avevamo messo nei trolley, si sa
mutande, maglie e poche parole
noi, anime assottigliate – un tempo
con veloci rotelle la cuoca
ritagliava nastrine a Carnevale –
ora siamo noi sfrangiati
nel vuoto dei giorni
strappiamo le novità coi denti
nelle curve improbabili perdiamo
sillabe e sillogi, il canto, la gioia, il Dies Irae
anime sottili senza ricambio
rotoleremo sghembe dal dirupo
permettendoci un ultimo sorriso
andavamo altrove
settembre 4, 2015 di marinaraccanelli
le cose cambiano e spaventano
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un’altra magnifica poesia cara Marina, sempre con quel tocco di classe che contraddistingue la tua scrittura. Nostalgia e presente si accavallano in questa esistenza che non potrebbe qualificarsi tale senza quello sguardo indietro. Sguardo che penso sia troppo importante per dare senso a questa realtà troppo spesso evanescente. Complimenti.
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Rosario, ti ringrazio per la tua costante attenzione e per i lusinghieri commenti. Mescolare passato e presente penso sia tipico delle persone che volgono verso quello che potremmo poeticamente chiamare il tramonto della loro vita, però non è una regola: basta pensare a una delle più belle canzoni che io conosca, Jesterday, scritta dai Beatles ancora giovanissimi! Un caro saluto
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ecco è proprio quello che volevo dire : voltarsi indietro non è espressamente sinonimo di fine e rammarico ma secondo me arricchimento e consapevolezza del tempo e della propria essenza/esistenza, addirittura completamento. Ciao
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adoro certe metriche!
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Confermo la prima lettura (e il primo commento): è molto bella … che poi riuscire a mettere dentro queste parole termini come trolley e mutande, che ci stanno benissimo… sei brava, davvero.
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