il mare, dall’alto
trema d’ombre e di squame
si slarga in luminosa curvatura
con vive pieghe di velluto grigio
metallizzato
alla mia destra, acacie e sterpi –
invisibili, oscure risonanze
sprofondate nel Carso
innominate memorie
sotto il passo dell’istrice
dietro, Trieste arrampicata
evapora controvento
il mare è la mia casa d’origine e Trieste la culla in cui sto vivendo da un po’. Come non apprezzare questa tua poesia così icasticamente affascinante. Grazie Marina
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caro Sarino, ti ringrazio, già so quanto ti sia caro il tuo mare e la tua familiarità con Trieste; per me, Trieste è un inquieto mondo di mezzo, l’ho visitata in diversi momenti della mia vita, quando ero bambina ci risiedevano alcuni miei parenti esuli da Fiume, io li andavo a trovare. Dicevo che per me Trieste è un mondo di mezzo fra la città dove sono nata , Fiume – che conosco solo attraverso i racconti familiari e poco più – , e Venezia dove sono vissuta, splendida città ma così diversa….quando vado a Trieste mi sembra di respirare il profumo di mare di un’infanzia che non ho potuto vivere
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è vero Marina, Trieste ha il fascino della frontiera, di un mondo di mezzo come dici tu. Un luogo dove si mischiano culture e origini, tradizioni e incomprensioni. Per alcuni versi un non-luogo ma che affascina con le sue contraddizioni, con la sua storia, con quell’aria Mittleuropea che a quanto pare il tempo non è riuscito a scalfire. Ormai sono circa trent’anni che vivo a Trieste e devo dire che se all’inizio è stata abbastanza dura pian piano questi posti si sono dimostrati abbastanza cari. Conosco la sua storia come la drammatica vicenda istriana, che qui è ancora fortemente sentita e quindi penso di capire il tuo stato d’animo d’altronde anche io ho provato -sebbene in termini molto più leggeri- cosa significa abbandonare tutto.
Non ebbi modo di scegliere quando sono andato via (qualcun’altro, il destino o chissà cosa aveva deciso per me) ma devo ammettere che alla fine Trieste si è rivelata una buona scelta. Ciao
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Queste parole entrano, tanto. Sono esterrefatta…
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“innominate memorie sotto il passo dell’istrice”…..davvero unici i tuoi notevoli versi.
Un saluto,Marina, silvia
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nell’altopiano del Carso, sotto la superficie, ci sono le foibe
in superficie ci sono gli istrici – animaletti ormai rari perchè in passato ricercati dai triestini a scopo commestibile (peccato, perchè ripulivano l’altopiano dalle vipere, ora più frequenti)
ciao, Sivia
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Grazie del chiarimento Marina, buon pomeriggio,silvia
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Buon pomeriggio a te!
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Anche per me Trieste è un mondo di mezzo, che vedo da sempre precario per la sua posizione e la sua storia, ultimo e piccolo resto di un mondo traumaticamente scomparso: è anche però grande e indimenticabile nella sua cultura europea e di frontiera. Più semplicemente ho sempre apprezzato quel modo diretto di fare e parlare, che è quello della mia famiglia e mi fa sentire a casa più che nel resto d’Italia, dove, anche nei luoghi in cui sono nata o vivo da trent’anni, devo sempre intuire, interpretare sottintesi e leggere dietro le righe dei discorsi.
Credo in questo di essere in ottima compagnia con famosi scrittori, da Slataper a Quarantotti Gambini e altri.
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