Oggi niente poesie, nè prose, ma un gioco, inventato – in questa specifica e simpatica versione – da Bloody Ivy: la ringrazio per avermi nominato e mi scuso per il ritardo con cui mi accingo a fare la mia parte.
Del resto, prendere la vita con calma fa bene anche alle streghe, e l’intento non è quello di portare avanti una catena, ma di conoscere e far conoscere nuovi siti senza avvertire nulla di obbligatorio in questo viaggio virtuale.
Ecco le regole che ha creato l’ideatrice del Tag :
1- Usare l’immagine del tag e lo trovate qui , citare l’inventore del tag che è il blog NientePanico ( http://bloodyivy.it/strega-comanda-colore-tag/ ) e ringraziare chi vi ha nominato.
2- Trovare e illustrare brevemente :
Una cosa che si legge ( un libro , con la copertina o con un disegno in copertina dove quel colore prevalga )
Una cosa che si indossa ( capi di abbigliamento ,collane , borsa ,giacca, trucco ecc… )
Una cosa che si mangia/beve
3- Chi non riesce a trovare le tre cose di quel colore verrà acchiappato dalla Strega !!! I blogger nominati acquistano il ruolo della strega (o dello stregone e, con la frase STREGA COMANDA COLORE scelgono il colore a chi linkano nel Tag .
Una cosa che si legge
Il colore per cui sono stata nominata è il GIALLO, ed il libro che ho scelto è “La lingua salvata” di Elias Canetti, che ho letto qualche anno fa in un’edizione dal colore giallino un po’ tendente al beige o bois de rose, insomma una declinazione un po’ anticata del giallo, ma pur sempre giallo. Comunque, un giallo non banale; avrei potuto scegliere un volume qualunque di Gialli Mondadori, ma era troppo scontato.
Elias Canetti ha vinto il premio Nobel nel 1981, ed è noto per il monumentale saggio “Massa e potere” cui lavorò per vent’anni; tuttavia il primo volume della sua autobiografia, “La lingua salvata” , gli diede una fama più vasta, procurandogli un pubblico meno specializzato e facendolo uscire, specie dopo l’attribuzione del Nobel, dal limbo di chi è noto a pochi, anche se pochi-ma-buoni, o ancora dal limbo di chi è noto a molti che si vantano di averlo letto, ma si sono ben guardati di farlo (tipo: Marshall McLuhan? De Saussure? Finnegan’s Wakes? e chi non li ha letti? magari integralmente e in lingua originale?)
Io l’ho letto per la prima volta poco più di dieci anni fa e mi era piaciuto moltissimo, per motivi che spiegherò; l’ho riletto cercando un libro giallo, e sono stata ri-catturata soprattutto dalla prima parte, dedicata alla sua infanzia, soprattutto la prima infanzia, mentre il resto del libro mi è sembrato sempre notevole e denso, ma meno vivo e intrigante, forse perchè appannato dal sorgere delle sue ossessioni (in primo luogo, la gelosia, rivolta alla madre), che ne hanno secondo me un po’ irrigidito la prosa.
Elias Canetti nacque da genitori ebrei sefarditi in una città fluviale della Bulgaria; i suoi antenati venivano dalla Spagna e dall’Italia (Livorno), passando per l’impero ottomano; prima di apprendere l’inglese e il tedesco, parlava lo spagnolo e il bulgaro, ma nella città di Rustschuk era normale per le persone colte e per i commercianti parlare molte lingue. greco, latino, inglese, tedesco e magari anche il turco.
Nella traiettoria fluviale e culturale fra la corte di Vienna e Costantinopoli, alle influenze mitteleuropee si mescolavano sapori esotici e impulsi locali selvaggiamente primitivi: in famiglia, agli occhi spalancati e al sensibilissimo istinto del bimbo protagonista, la corrente mercantile ed utilitaristica era in netto contrasto con quella artistica e affabulatrice, legate però da un comune orgoglio derivato dall’albagia spagnolesca; nel mondo dei domestici e nel cortile, scorre un pullulare continuato, un coloratissimo film di presenze pittoresche ma non folkloristiche, umanissime e grevi anch’esse di conseguenze per il futuro del bimbo. Perchè qui tutto è già in nuce, è già scritto quanto poi emergerà a Manchester, Vienna, Zurigo, e, fuori da questo libro, in Germania e poi di nuovo a Londra e in Svizzera.
Ci sono Zingari in massa, una vera e propria tribù; ci sono lupi mannari, slitte e vampiri nelle fiabe della mamma, c’è il taglialegna armeno, tristissimo, e ci sono le schiamazzanti bambinaie bulgare, il pazzo terrorizzato dalle galline, la nonna che non si alza mai dal sofà alla turca, i riti del Purim e il meraviglioso frutteto del nonno…e poi, la cometa, l’incendio, i ladri, le vipere, un tentativo di omicidio, anzi due: realtà, leggende e spaventi colmi di una misteriosa attrattiva…
Solo il tedesco era lingua proibita per il piccolo Elias, perchè era la lingua dell’amore con cui colloquiavano i genitori, e la lingua che usavano quando non volevano essere capiti da lui; e divenne quindi per lui tanto più magica e attraente quanto più intensa era l’impossibilità di capirla.
Solo dopo la prematura e tragica morte del padre, la madre gli insegnò a tappe forzate il tedesco, e così avvenne nel bambino una straordinaria metamorfosi; l’apprendimento in età scolastica e la lettura di un numero grandissimo di libri trasformarono il tedesco nella sua lingua madre, quella con cui divenne poi un famoso scrittore ma, ancor prima, la lingua in cui si tradussero i suoi sogni e i suoi primi ricordi…
Quando ero piccola, essendo la mia famiglia esule da Fiume e mia mamma tedesca per parte di padre, i miei parlavano normalmente italiano, talvolta in versione un po’ dialettale, però, se non volevano farsi capire da me e dalle mie sorelle, parlavano tedesco oppure croato…a parte questa coincidenza, mi hanno sempre affascinato le letture che rievocano le atmosfere perdute della civiltà mitteleuropea, dove pescano in parte le mie radici.
Una cosa che si indossa
Il mio vestito hippy da figlia dei fiori, che ho conservato perchè mi fa allegria, anche se non lo indosso più da parecchi anni.
La foto non è un granchè, e dimostra che in parte ho barato, sia perchè il vestito non è tutto giallo, sia per la tonalità del libro. Però in questo momento sono una strega quindi mi dò il permesso da sola.
Una cosa che si mangia/beve
Le palacinke che faceva mia mamma: una specie di omelette, però lei le faceva diversamente da quanto indicato da alcuni libri di cucina e anche da come descritte da Bloody Ivy.
Erano sottilissime, mobide e insieme un po’ croccanti, la bravura era riuscire a farne quante più possibile con un uovo, più la farina e poco latte, da aggiungere eventualmente al bisogno durante la cottura. Le rosolava rapidamente su una piastra appena unta d’olio, le girava con maestria e, oplà, una sull’altra, fino a 30 con un paio d’uova; non erano dolci nè salate, ci voleva solo un pizzico di sale. Si arrotolavano e riempivano con marmellata, zucchero e polvere di cacao amaro, oppure prosciutto tritato, ragù o spinaci. Indovinate quali erano le preferite di noi bambine.
Io non sono mai riuscita a farle così, ho anche perso la ricetta. Ecco quindi un meraviglioso sapore perduto, se riuscissi a rifarle eguali sono sicura che non mi piacerebbero altrettanto!
E ORA, AI NOMINATI TROVARE 3 COSE, una che si legge, una che si indossa, una che si mangia o beve – naturalmente, sempre che lo desiderino:
https://occhipienidicose.wordpress.com/
https://curlygirlswardrobe.wordpress.com/
https://dolcemacroccante.wordpress.com/
https://bamic586.wordpress.com/
https://scrittidipapagena.wordpress.com/
INOLTRE, PER CHIUNQUE PASSI DI QUI E NE ABBIA VOGLIA:
STREGA COMANDA COLORE: BLU!
L’ha ribloggato su mioblogdeiblog.
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hai trasformato un post giochino in un post di cultura, ricordi e tradizione!!!
Interessantissima la recensione. Ce l’ho nelle orecchie l’italiano con inflessioni dialettali dei fiumani… nostalgia
Beh… capperi che post!!! 🙂
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grazie, Ivy! beh, in quanto a post ricchi di cultura tu non scherzi proprio, e non avrei “giocato” senza il tuo stimolo…perchè devo confessarti che una poesia, o pseudo-tale, quando mi viene mi viene, mentre da qualche tempo la prosa mi costa una certa fatica…però, se alla fine riesco a scrivere un pezzo, sono soddisfatta!
ciao
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sei bravissima 🙂
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Graditissima la tua interpretazione del tag
Un saluto, Marina, silvia
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creatività in questo post!brava!!!!
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Grazie mille!!!
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