Vorrei vivere qualcosa di me
che non fosse già scritto
uscire dalla casa del corpo
restando dentro
rabbrividire di nuvole
nel vortice sulla città
rotolarmi nei flutti
dello spazio oltre il tempo
nera è la nitidezza del cielo
scosse elettriche mi frantumano
tutto gira: la zanzara la mosca i petali
pesci nel torbido a boccheggiare
nel torbido canale in emergenza
lo scirocco è un vento tosto
precipita calcinacci dai muri
e mi accontento dello scritto
mi separo dal resto
arretra il senso
qualcosa di me
giugno 20, 2016 di marinaraccanelli
incipit fantastico Marina. Un susseguirsi di visioni e mete che questa ferma e a tratti immutabile realtà ci costringe a rincorrere e sognare. Un canto doloroso -se vogliamo- ma liricamente notevole nel suo grido di vita. Molto bella.
P.s. ma, se posso permettermi, metterei qualche punto per renderla più frammentata. A flash o a blocchi per conferirle più potenza.
Logicamente è un mio, opinabilissimo, punto di vista. Ciao
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Grazie mille, Sarino:-)
apprezzo molto il tuo commento, e non rigetto l’osservazione che mi fai , tanto che ho provato a seguire il tuo suggerimento – è sempre utile riceverne, non ha senso mandare sempre e solo complimenti!
dopo averci pensato, ho deciso, in questo particolare caso, di lasciare il testo, per quello che vale, così com’è, perchè lo sento come un unico turbine di sensazioni e cose.
un caro saluto
marina
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Cara Marina e’ stupenda e leggendola mi tornano alla mente questi splendidi versi.
Felice settimana,
Tokyomelange
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La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
(Madre Teresa di Calcutta)
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Magnifica!
Magnifica così, per me, senza punteggiatura: è un’accozzaglia turbinante di parole la cui forma rafforza il contenuto.
Ecco: dopo aver scritto le due righe sopra ho letto i commenti precedenti e vedo che la pensi come me!
Però.
Pur riconoscendomi molto, come spesso, nelle tue parole, una sorta di mal-essere traspariva da esse (perdona il trattino: odio quelli che lo fanno, ma qui mi aiuta a spiegarmi), un disagio per una sorta di compiacimento (disperato) del poco che siamo: un mal-essere, appunto.
Poi sono arrivata alla chiusa:
e mi accontento dello scritto
mi separo dal resto
Santo Cielo come sono io (anche io, scusa) quella delle prime due righe della chiusa, quella che scappa dal mondo reale magari con velleità artistiche (ricordi la mia Vita Seconda?), e questo è male, molto male. Non va bene. Panico.
Però
arretra il senso
e così chiudi davvero. Sì: è male, ma lo sappiamo. Ci siamo. Possiamo redimerci…
Mi è piaciuta davvero tanto.
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ciao Judy, trovo assai intrigante questa sintonia virtuale fra me e te, persone che nella vita reale non si conoscono affatto…
il tuo aggettivo “magnifica” mi lusinga molto, ovviamente, anche se in realtà il mio testo può avere una sorgente piuttosto casuale; tuttavia, nonostante penso sia abbastanza oscuro, tu sai scavare nelle pieghe del suo significato con notevole sensibilità…
come vedi, rispondo al tuo commento procedendo per punti successivi, non connessi fra loro: tutti abbiamo una nostra seconda vita, nella quale ci chiudiamo per difenderci, forse; però credo che questa nostra seconda vita sia anche un modo per conoscerci meglio, tu non pensi? per andare più dentro di noi…chissà!
ti ringrazio tanto
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Esattamente quello è il dilemma: dico sempre che scrivo per me, per vedermi, per conoscermi. Sarà vero? Non è che, invece, io mi invento e quindi faccio esattamente l’opposto? Mi maschero? Fuggo?
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La questione è davvero filosofica :che cosa è il vero, che cosa è il falso? E chi siamo realmente noi? Lucio Battisti cantava: lo scopriremo vivendo! Ognuno conosce e sente solo la sua realtà soggettiva, tanto vale inventare se stessi giorno dopo giorno, naturalmente senza far del male agli altri, anzi aiutandoli nel limite del possibile. Scusa la mia banalità, ma non sono portata per un linguaggio filosofico!
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Secondo me, è quasi una piccola illuminazione degli aspetti confusi e disordinati della realtà, esterna e interiore (si comprendono e si esprimono una attraverso l’altra e in quei momenti sono indivisibili: il nostro disordine è quello del mondo e viceversa). Insieme alla ricerca di un ordine (lo scritto, la poesia) che dia forma e struttura alle cose e al flusso di sensazioni, anche all’arretrare del senso. Fa tutto parte della conoscenza.
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Condivido la tua analisi, hai dato lucidamente forma con un discorso strutturato a ciò che a me è uscito da qualche altra parte della mente; alla mia espressione di uno stato d’animo che forse ho compreso solo dopo avergli dato la “mia forma”.
E’ interessante come alcuni testi, che magari nascono così anche per caso, provochino una serie di reazioni diverse in chi li legge, e queste reazioni sono un prolungamento dei testi stessi.
Grazie
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