Niente più ore ma soltanto
canneti nella nebbiosità
un grido rauco d’uccello ignoto
sciacquio nella melma
prima dell’alba –
la laguna era immersa
nel tempo alieno del sogno
più in là, strisce d’erba e barene –
sognavano i semi, i vermi
gli insetti e il fango
intriso di antichi cocci
una lama di luce
rasa sull’acqua torbida
evaporò i fantasmi –
apparvero, in danza traslucida
arabeschi cangianti