Lo scirocco d’inverno
è il più crudele dei venti:
sotto l’occhio lunare solleva
l’Adriatico, e punta dritto
verso la pozza lagunare –
alle bocche del porto, se incrocia
la tramontana scatena
turbini a schiantare barche
e fiumi a intorbidare
le antiche pietre
gorgoglierà l’acqua dai tombini
e filtrerà pareti,
risalirà gli intonaci il sale –
tavole fango e alghe, rottami
galleggeranno al buio
per calli e fondamenta
poi, ci saranno mattini
di desolazione –
novembre interminabile d’ansia
conterà le fatiche di Sisifo,
Penelope vedrà la sua tela
dentro canali torbidi
perdersi
lentamente
solamente la sera
a volte
vedrai splendere cupole
sospese tra onde di porpora inquieta
e ventagli di nuvole tese
ai confini del cielo
E’ banale se dico che da me non accadono mai disastri della natura, e che questo mi tranquillizza?
Ma le tue parole, anche in simile contesto, tirano fuori bellezza, soprattutto nella seconda parte, soprattutto nell’ultima strofa. E’ bello vederti (sentirti), comunque, respirare, sotto i confini del cielo (Cielo, maiuscolo, per me).
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direi che sei proprio fortunata, visto che l’italia, e non solo, in questo momento è tormentata da disastri ambientali di tutti i generi, è un novembre tremendo…del resto, in quanto veneziana, sono fortunata anch’io perchè abito in una zona alta, una delle poche in salvo anche con le maree peggiori; sono comunque impedita in molte attività, ma non posso lamentarmi in confronto a chi deve, nonostante tutto, lavorare o andare a scuola; e mi sento comunque coinvolta in questa atmosfera generale di inquietudine, ansia, paura, rabbia, tristezza, impotenza …c’è chi ha provato vero e proprio terrore.
Il finale è dovuto, la bellezza di Venezia si rivela in modo particolare negli intervalli tra una pioggia e l’altra, una marea e l’altra…
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