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Posts Tagged ‘casa’

Meglio se fosse il pomeriggio
di un lunghissimo giorno d’inverno
il mare avesse sponde di nebbia
e la casa giacesse a lievitare
su fiori di ghiaccio

o librarsi più in alto su pianure
sfibrate da mille incendi e rifiorite –
sprofondare negli oceani a contemplare
l’intimità degli abissi attraverso un vetro:
diecimila metri sott’acqua ondeggeranno prati
si snoderanno pesci d’oro e serpenti felici

nella foresta dei coralli viventi
troveremo un respiro primordiale

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non toccare la pelle

Non toccare la pelle della mia casa
potrei crollare
già così mi dissolvo
se un’ondata di polvere s’alza
dentro un taglio di luce brillante

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sto qui

gabbiano-sui-tetti

Sto qui e basta
conto le tegole del tetto
davanti alla mia casa –
dalla ringhiera guardo
impallidire il cielo

l’uccello sul comignolo
è scomparso –
sale la fine del giorno
mi avvolgo in un silenzio
di piccoli rumori senza
significato

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Catastrofi

Cristian Schloe

Cristian Schloe

C’è qualcuno che grida nel silenzio
e la grande casa piena di echi
ora è vuota:
la gomma del tempo ha sbiancato
voci stizzose, allegre, suoni cantati
bambini cinguettanti e vecchi rauchi

non so dove sono andati
e chi sono io, dove vivo

oltre lo schermo oscuro
questa è la terra di nessuno
luogo del tutto, patria del niente –
non comprendo gli idiomi delle folle
non i gesti, i vestiti, i tatuaggi

e sciamano in riti assurdi –
mentre aspetto l’angoscia dei minuti
sono io la mia terra, sono nessuno
e continuo questo lungo cammino
separata, non so fino a quando
dalle catastrofi assordanti

schloe 1

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Philippe Parreno

Philippe Parreno “My Room is a Fish Bowl”

La mia stanza è una casa di pesci
galleggianti a lenti intervalli
nelle note del
pianoforte

sfrecciano scafi dietro i vetri –
sazi di bianchi spazi noi
dalle grandi finestre
vediamo acqua e nuvole
navi e cupole in transizione –
separati dal mondo, noi

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orologi-parete

Dove va la lancetta dei minuti
e dove
troveranno una casa
i bambini scomparsi?
forse un castello di sabbia umida
risucchierà i tuoi passi e i tuoi sogni
ma intanto resta
a nutrirti di fiabe e abbracci

dove va la lancetta dei minuti
e chi ha divorato le ore…
resta nell’arco dell’attenzione
a costellare i cieli di domande –
quando verrà il tuo tempo
di scontrarti con muraglie di rabbia
sarai più forte

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Luce alogena

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La mia casa di parole è fragile –
radici nella sabbia, tetto al vento

ho indossato vestaglie di silenzio –
si accende una luce alogena
circonfusa di ragnatele

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casa di carne

spiaggia

In questa mia casa di carne

respiro suoni che mi stordiscono

chiusi nell’eco di risacche aliene –

lo scirocco mi attorciglia

piuma o scopa d’altrui presenza mi sperde

 

grani di sabbia sotto i piedi mi spossano

mi picchia il sole sui murazzi di un ferragosto

più selvaggio di un rovo carnivoro –

festa cenciosa fra insetti e pattumi

biciclette e cani stremati

 

e vado scansando naufragi

schegge e fiori stecchiti –

un emiciclo di giovani corpi mi circonda

indifferenti ma non al sole

 

 

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La casa dove non sono vissuta

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La casa dove non sono vissuta
allagata da ombre
odora di scoglio profondo e pesci
che non nuotano in altri luoghi

da quelle stanze è uscita una bambina
salutando le trecce di un pane diverso
il richiamo aspro della donna del latte per strada
uno scorrere d’acque gelide dal monte

un sale vivo mi avrebbe imbiancato il corpo
se avessi fatto il battesimo
nel Quarnaro

le stanze dove non sono vissuta avevano quadri –
signori dallo sguardo serio, dame
con alte capigliature
mi avrebbero condotto per mano (altro…)

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