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Posts Tagged ‘fantasmi’

passo il tempo

Passo il tempo a osservare
eventi che non passano mai
la vicina immobile e sola
case sbarrate, disabitate
stanze ferme, con fantasmi sparenti

(l’isolamento, per me, non è mai finito)

poi,
passo il tempo a schivare
le persone che scorrono per le strade
e frequento le alterità
di amicizie irreali nell’etere
e vivo tra le pagine di libri
consumati voracemente

la sera, mi addormento
sfinita quasi avessi vissuto
davvero

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ad ogni passo

Ad ogni passo scendo

un gradino più in basso sull’acqua nera

e il lampione che obliqua la pozza

ad ogni soffio più brividi mischia –

più lento è il passo sui macigni

e veloce la corsa controvento

indicibile peso al corpo

fantasmi e pietre nel tempo

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Luca Campigotto

Abitare l’assenza
dove la terra è pietra
prosciugata da rivoli carsici:
sopra, scatta la salamandra
dentro, un groviglio di cunicoli –
abbrancate da filo spinato
si accatastano ossa e ombre

e fantasmi del tempo trasvolano da ogni dove
questo incrocio di pianure lontane
calamita e respingimento
di genti rimescolate –
nei quattro angoli della mia anima
questa assenza è un soffio
di fantasmi sfilati
il vento, una livella che spiana

il mio corpo è un vorticare di molecole –
intorno, vedo soltanto
pollini librati su precipizi,
su cascate di minuscoli rimbalzi
e immani trasmigrazioni

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canneti

Niente più ore ma soltanto
canneti nella nebbiosità
un grido rauco d’uccello ignoto
sciacquio nella melma
prima dell’alba –
la laguna era immersa
nel tempo alieno del sogno

più in là, strisce d’erba e barene –
sognavano i semi, i vermi
gli insetti e il fango
intriso di antichi cocci

una lama di luce
rasa sull’acqua torbida
evaporò i fantasmi –
apparvero, in danza traslucida
arabeschi cangianti

 

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orme confuse

pioggia 1
Vento nuvole e pioggia a scrosci
accaniti rovesci contro i vetri
del mio vivere lungo, rinchiuso – fuori
teorie di fantasmi nel fango avanzano
senza occhi né voce, nessuno
li conosce: da dove
vengono, dove
possono andare oggi, quando
è calato un inferno di barriere?

Vento nuvole pioggia tacciono
in grigiore d’attesa – qui vivo
nel tepore di un nido, conosco
il vuoto da cui vengo

mi associo al canto dei cuori
copro orme confuse

 

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misericordia2

Sette scale della Misericordia
per raggiungere l’abbazia –
sulle pietre, orme dei miei pensieri
alghe scure ondeggiano sui gradini
stanno in guardia sui tetti fumiganti
uccelli dal profilo grifagno

mille passi per giungere all’abbazia
ma le porte sono sbarrate –
barche vuote dondolano nella cavana
onde su onde fino al cimitero

fantasmi stranieri si affollano nelle nicchie
profilate in pietra d’Istria sbreccata
e lunghi echi si rincorrono
nel sottoportico ombroso
chi mi consolerà per le assenze
conficcate nel tempo?

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