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Posts Tagged ‘luce’

Spazio-luce

Lassù tra le nevi
incontaminate
un biancore ti abbaglia sconfinato
e tu respiri spazio in esultanza
di luce – sei da raggiante spazio
penetrato

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carta velina

Laurence Winram

Sottile come carta velina
la nostra esistenza vibra in bilico

fronte-retro, io sono
e sono il nulla:
mani trasparenti alla luce,
foglie di pioppo al vento i miei pensieri
sfumati in alone e baleno –
così sottile la mia consistenza
già proiettata in lontananze
senza ritorno

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magritte

Il respiro di luce nel mattino
dona pace allo sguardo
ed è fresco l’inizio –
mezzogiorno mi abbaglia
ho polmoni di vetro, nervi in fiamme –
scorre liscio il meriggio, senza appigli
ed il tempo precipita, fermo
nubi dense offuscano i cieli

mi ritaglio una luce nella sera

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Dove s’aggruma il sonno
mi ha spiccato una lama dai sogni

la luce del giorno ha pozze dense
e regalo alla stanza gesti lenti –
taglio la frutta e spezzo il pane
la danza dell’orologio è sempre eguale

alla fine, nessuno deve sapere
quando le ore saranno sospese

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vertigine

Perigliosa vertigine del nulla
quante volte mi afferri
scivolo verso il bianco
assoluto
zero segni o riscontri
niente echi
una pace insidiosa giace
dentro un imbuto senza luce
un chiarore opaco mi chiama

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niente di nuovo

Niente di nuovo tranne l’immergersi
in queste ore di fumo e nebbia –
dopo l’intensa luce di fari e spot
trascolora la pena dell’inverno
di là da venire
per le nature solitarie –
pregheranno allora, forse
con esile voce di bimbo
o si sapranno negare
dentro un mantra senza padri?

Dimenticanze intermittenti
ti separano da te stesso –
ti perdi, senza saperlo, e poco
manca all’oblio decisivo

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non toccare la pelle

Non toccare la pelle della mia casa
potrei crollare
già così mi dissolvo
se un’ondata di polvere s’alza
dentro un taglio di luce brillante

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luce pomeridiana

Sun Liangang

Ritornerò in montagna
a cercare l’altrove
l’io vero, puro da inganni
finzioni e fraintendimenti

nell’aria libera, sarò me stessa
frammentata nei sassi e nei fili d’erba –
guarderò i profili dei monti a onde
tra quinte di pini fruscianti

tra le nuvole in corsa e profumi
di prati falciati, dilaterò il mio io
piccolo, sparirò nell’azzurro quasi
bianco di luce pomeridiana

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canneti

Niente più ore ma soltanto
canneti nella nebbiosità
un grido rauco d’uccello ignoto
sciacquio nella melma
prima dell’alba –
la laguna era immersa
nel tempo alieno del sogno

più in là, strisce d’erba e barene –
sognavano i semi, i vermi
gli insetti e il fango
intriso di antichi cocci

una lama di luce
rasa sull’acqua torbida
evaporò i fantasmi –
apparvero, in danza traslucida
arabeschi cangianti

 

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altalena

Caffaro Mario

E trattengo il pensare dalle cime
confondendo i principi con la fine

Chi vuol giocare con me all’altalena?
Elena lo fece, ma non per gioco
forse, nel bosco dalle fronde chiare
prima di mille donne, poi mille altre
dondolarono nei secoli per disperazione

il nemico era dentro le porte
nelle viscere e nella memoria
nella pelle stava inciso, incastrato nelle ossa
ma se non puoi cacciarlo rientra in te stessa
arraffa la vita goccia dopo goccia
tocca con gioia ingorda il filo d’erba
nel microcosmo sarai serena

minima è la densità dei secondi
ecco, nell’alba la luce si alza

Rispondendo a una richiesta di Papagena, aggiungo a questo testo una precisazione che vale per tutti.
La mia altalena non è quella di Elena, ma la “normale” altalena di alti e bassi che ogni essere umano prova, e forse le donne di più: per risalire dai bassi, a volte la poesia aiuta.
Nel mito greco, c’è un legame tra l’altalena e la morte per impiccagione, vedi i miti e i riti relativi ad Erigone; quanto ai miti relativi ad Elena di Troia, la loro quantità ed estensione nel tempo e nello spazio sono considerevoli.
Secondo la tradizione principale, dopo la guerra di Troia Elena tornò col marito, e visse con lui a Sparta onorata e rispettata, in quanto non considerata colpevole ma vittima del fato.
Secondo un’altra versione, Elena morì impiccata a Rodi, in seguito ad una vendetta.
Rabbrividisco pensando alle giovani indiane stuprate e impiccate.
Tuttavia, tutti e tutte, ieri come oggi, abbiamo le nostre altalene psicologiche; ci sono nemici lontani e nemici vicini, che ci rubano la pace e purtroppo anche la vita. I nemici più difficili da riconoscere sono dentro di noi.Se non li debelliamo, non saremo mai liberi.

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