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Posts Tagged ‘mondo’

verso l’Apocalisse

Là dove siamo nati e quando
chi sparì nelle fosse, chi disgregato
ombra su muro bianco

vennero ricostruzioni e fioriture
silenzi complici e false
rivoluzioni

e noi, che abbiamo il nulla dentro,
densamente abbiamo vissuto
a singhiozzo – ora,
dopo lungo sconcerto il mondo
è alveare impazzito

sullo sfondo un ritmo incalzante:
ecco aprirsi un ventaglio di strade
verso l’Apocalisse

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bollicine

Piccoli promemoria e sfere di cristallo
bollicine di un’anima persa
altrove –
tra rovesci di sole e gocce sparse
nell’alone di luce da eclissi
io mi sento un gabbiano
affamato
chiamo un mondo lontano, disperso

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Usciremo forse talora
dal cubo di silenzio e d’aria
condizionata
esiste un mondo rumoroso ancora
fuori / noi, fasciati da pagine scritte
e trasparenze di stoffe
ripiegati con cura su piccoli mali
trascineremo fuori ancora i nostri corpi
di fatica e sudore
schiveremo mille collisioni
nuovamente vedremo persone
di mille forme e condizioni
bruciati dal sole, sfiancati dalle pietre
con piccoli bimbi al traino
circondati da cani stizzosi

ancora ci chiederemo quanti
racchiudono un proprio senso dentro
salvato dal tempestoso volteggiare
dei mondi urlanti che ruotano intorno

mentre noi – nel cubo di silenzio
a stento percepiamo il quasi nulla
vibrante nel tempo

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la bambina del sogno

La Pupa guarda il mondo e non si annoia
beve il tempo a piccoli sorsi
e pause pazienti –
ogni giorno ha i suoi ritmi, e qualche
sorriso tra i suoi capelli
lucenti e spumosi

la Pupa ha una grande casa, gremita
di silenzi e ricordi – quanto lontani?
pronti a spuntare dietro gli angoli
sotto i centrini, dai mobili, dalle finestre
sempre chiuse dopo le sette
in luminose esplosioni
di grida e corse: è la bambina
del sogno, è lei
presente e viva, profumata di mare
mai stanca

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Era un giorno di vento teso

anche oggi è un giorno di vento teso….

quindi, ripropongo parte di una mia poesia 

scritta lo scorso inverno

Era un giorno di vento teso
mulinelli e cartacce da schivare
un giorno da procedere obliqui
invidiando lo slancio ai gabbiani –
padroni del vento e frecce
sommersi in un giubilo di raffiche

era un giorno di vento sferzante
l’aria sbucciava la crosta al mondo
svelava stringhe del passato, a caso
odori e suoni in smarrimento

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Ci sono libri che leggiamo con leggerezza disimpegnata, per semplice passatempo, e libri che leggiamo più o meno volentieri, consapevoli che possono arricchire il nostro orizzonte mentale; libri cui ci dedichiamo a fatica per puro obbligo, scolastico o di altro genere, e libri con cui riempiamo il tempo solo perchè ci sono capitati sottomano, perchè in quel momento erano di moda e vendevano molto, ma poi sono arrivati a deluderci e li abbiamo finiti svogliatamente.

Ci sono libri che tiriamo fuori da vecchie librerie, e, sorpresi di non averli mai letti, divoriamo scoprendo di esserci persi qualcosa, a suo tempo; ma non è irrimediabile, un libro non scade come lo jogurt, va sempre bene.

Ci sono libri considerarti imperdibili, ma che non riusciamo a digerire, e classici che ci sorprendono per la loro freschezza e capacità di coinvolgerci; ci sono anche libri nati come opere di dal violento intento anticonformista, ma che a distanza di tempo ci appaiono datati e privi di mordente nel loro linguaggio superato.

E poi ci sono libri, rari e appunto per questo preziosi, che non sono semplici libri, ma autentiche esperienze di vita: segnano il nostro percorso umano e spostano le nostre coordinate mentali. (altro…)

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palloncino

Vorrei esistere un po’ meno
disegnata, filmata o dipinta
palloncino che naviga nell’aria
dentro un sogno già prossimo a scadenza
senza urgenze, contatti né colpe –
già mi vedo all’intorno una cornice
a isolarmi dal mondo e da me stessa

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2 poesie

Escher

Escher

Scatole cinesi

Quante vite, una nell’altra
come le scatole cinesi

di notte
i nostri corpi si cercano
di giorno
cerco la mia libertà

La fine avanza

La fine avanza
ascoltando un ronzio di motore
è la chiave del mondo che si spanna

ore e minuti come un rosario
steso sul letto sfatto
con lenta tranquillità si avvicina
la fine

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Man Ray

Man Ray

Basta che io non veda, e mi consolo –
mi fluisce la musica barocca
marmellata e velluto nella mente

ecco, allora non penso e non divago
tra colpevoli assilli e dubbi atroci –
basta che senta il suono del violino
lo accompagna un sassofono suadente

la sigillata grazia del suono
controlla panico e fughe:
guardo incresparsi, viva, la laguna
ed il vento frizzante con gabbiani

ora il male del mondo intero
e gli strazi privati sono in pausa

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vetrata sul mondo

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Un vapore
di delusione sottile contrasta
la vetrata sul mondo
chi non ha mai potuto e perchè
lasciarsi vivere in modo vero
compromessa per sempre la sua visuale
dei giorni che furono e sono
s’immerge in dissociata
fumosità
ciò che brilla è perduto
nel sonno sogna la vita
nel dormiveglia insegue
la sua figura

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