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Posts Tagged ‘nebbia’

Quando presi per mano le parole
era un’alternativa al nulla –
dieci giorni di pioggia e la carta stampata
svaniva in un punto zero

pensai: posso danzare un girotondo
ma solo con le “mie” parole –
gocce oblique tagliavano i vetri
dentro e fuori fluttuava una nebbia
pantano oscuro di suoni e voci

bombe al fosforo, insulti e urla
grasso che cola e la fame più nera

c’era un buco nell’universo
e così io presi per mano
parole a caso, sassi affiorati
da graffiare sul cartongesso

parole scritte a matita
proiettate su questo schermo

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la Pasqua degli altri

isole nella nebbia i miei ricordi –
si riaccende con un brivido il filo
del presente…mi muovo
a bassa intensità
di intenti e di gesti:
guardo da una panchina sbocciare
la Pasqua degli altri

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risveglio

Parole senza importanza
vagano in una grigio-rosa
nebbia di semi-incoscienza –
si comporranno in pensieri, forse
di quasi-speranza

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cenere

Anselm Kiefer

La morte è scesa al nostro fianco
ci accompagna nei giorni strani
pieni di nebbia, d’ impercettibili strappi
di attese, di stravolgimenti –
la morte è negli occhi delle incidentate
delle donne sventrate, degli uomini stanchi –
è fumo e cenere di una guerra che sfuma
in droga di assuefazione –
la morte è cenere della nostra guerra
per esistere, quotidiana

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la morte del poeta

Vivo in un purgatorio
di pozzanghere e pietre lucenti
l’aria, è nebbia e vapore
l’acqua torbidamente scivola

dentro mura sbarrate, anime spente
invisibili corpi attendono

in questo limbo di piogge ostinate
fluttua il canale intorno ai pali
e le barche legate sbattono
in dondolante inquietudine

Aldo Vianello è morto
le sue parole accecanti sono disseminate
sulle pietre, dietro le fondamenta
della Misericordia, sotto portici oscuri
dentro i bistrot falliti, sui fogli
fittamente graffiati dalla penna

Aldo Vianello, poeta veneziano, che ho avuto l’onore di conoscere, è mancato qualche giorno fa

https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Vianello

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dentro una bolla

Sono dentro una bolla, oscillo e scrivo
più non sento la musica dal vivo –
stretta in un cubo di finestre, vedo
il mondo allontanarsi
in un vortice

le melodie sono rinchiuse dentro
sbarre a riquadri
persone e sorrisi
sono dipinti e deragliati altrove

dentro una bolla simile ad opale
io mi sento una nebbia svaporata –
sto per sparire, oscillo
non scrivo

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Ho visto il vuoto ed era nel passato
pozzo di memorie affondate
prato di fiori vermigli
falciati a mazzi

e vedo il presente vuoto
appeso a un filo
di alterni richiami e silenzi
grigi

quando il futuro è nebbia
sono in un tram, corro
dentro un morbido nulla
bianco

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un cerchio perfetto


Questo tempo
che si smaglia in pozzanghere
luccicanti sotto i lampioni
rompe la monotonia e si addensa
in solidi blocchi
sospende i battiti, poi rifluisce
in chiaro silenzio

solstizio dopo solstizio
le stagioni della mia vita nevicano
a ventate si svuotano i ricordi
nel biancore che avvampa e li risucchia –
solstizio dopo solstizio
la vita mi si scorcia alle spalle
nella pianura di neve torno bambina
il tempo, una nebbia sfilata tra il prima e il dopo
ma, prima ancora, non esistevo – fra poco
si compirà un cerchio perfetto

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niente di nuovo

Niente di nuovo tranne l’immergersi
in queste ore di fumo e nebbia –
dopo l’intensa luce di fari e spot
trascolora la pena dell’inverno
di là da venire
per le nature solitarie –
pregheranno allora, forse
con esile voce di bimbo
o si sapranno negare
dentro un mantra senza padri?

Dimenticanze intermittenti
ti separano da te stesso –
ti perdi, senza saperlo, e poco
manca all’oblio decisivo

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corcos

Non era che sogno e ricordo
tutto
nella stanza dei grilli o nel cortile
del gatto in amore
nel giardino dei fichi e rosmarini, tu
intrecciata di immagini a colori

il ricordo era sogno e il sogno ricordo
nelle pagine, dentro i libri o nei tramonti
gloriosi sulla laguna – però
la bellezza dell’acqua e dell’aria erano colme
di nostalgie verso mondi ignoti

sotto la galleria degli ippocastani
è stato un sogno il ricordo
di parole scambiate e perse
mai pronunciate
dentro griglie di nebbia e colature
rarefatte – nelle intricate caverne
di cespugli vibrava l’eco
di un’altra vita, altrove

e adesso che il tramonto è davvero
un calare definitivo
attraversando un caleidoscopio
di vite sfiorate senti
che il sogno è ricordo
il ricordo sogno

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