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facciamo finta

Facciamo finta che questo mondo
sia il mondo di prima
che questa casa
sia la stessa da cinquant’anni

facciamo finta che io
sia la stessa persona di sempre –
anzi, ch’io sia me stessa
e sia una persona – non cento pezzi
mischiati, centrifugati

sì, facciamo finta che tu sia tu
che io ti conosca come tu, forse,
credi di conoscere me – compresi
angoli oscuri, parole e silenzi

pure, i nostri corpi si attirano
nella desolazione di un mondo
di urla e spari, di fango e bombe
menzogne e morte

 

Buona Epifania!

Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci

BUON ANNO

in altro luogo

Io che ho sempre vissuto
in altro luogo, in altra dimensione
sotto le righe pensando ad altro
persa ed arsa
dentro i gorghi viziosi della mente –
oggi non so più
se vivo appesa
ad un filo sottile nella nebbia
che trapassa pareti testa e pelle
svaporando sull’acqua dei canali

mosaico

Sono una donna sparpagliata
persona scombinata –
vivo i giorni a frammenti
in allerta continua

mi circonda un mosaico vorticoso
mai prende forma: case, gente e barconi
su binari casuali

ho parole allacciate dal destino
lettere allo sbaraglio:
una maglia d’inchiostro
coprirà le mie pagine vuote

Gioielli rubati

Gioielli Rubati 254: Francine Hamelin – Franco Battaglia – Mauro Contini – Cosimo Lamanna – Felice Serino – Nuccia Di Giuseppe – Marina Raccanelli – Marina Marchesiello.

specchio nero

I miei figli sono lontani –
rose a mazzi sotto la mia finestra –
la pianura è una marea di fango
palazzi esplodono e restano ciechi

nessuno ascolta, nessuno ascolta

tutto il caos dell’universo –
colori rotanti e bellezza a fiumi –
nel cuore dell’uomo è specchio nero

parole a caso

Quando presi per mano le parole
era un’alternativa al nulla –
dieci giorni di pioggia e la carta stampata
svaniva in un punto zero

pensai: posso danzare un girotondo
ma solo con le “mie” parole –
gocce oblique tagliavano i vetri
dentro e fuori fluttuava una nebbia
pantano oscuro di suoni e voci

bombe al fosforo, insulti e urla
grasso che cola e la fame più nera

c’era un buco nell’universo
e così io presi per mano
parole a caso, sassi affiorati
da graffiare sul cartongesso

parole scritte a matita
proiettate su questo schermo

verde abbraccio

Il salto
tra un minuto e l’altro
lo spazio allargato tra i giorni
la distanza insondabile tra i corpi
e i pensieri – fra gli esseri viventi

abissi
risucchiano le ossa sotto
macerie calcinate,
fanno emergere lacerti
dalle torbiere

musiche estinte da millenni
giacciono dimenticate –
strato dopo strato
ciò che resta dei templi antichi
si strugge nel fango

ma lo splendore
di un albero a primavera
m’invade lo sguardo –
entro nella sua chioma
dal verde abbraccio

isole nella nebbia i miei ricordi –
si riaccende con un brivido il filo
del presente…mi muovo
a bassa intensità
di intenti e di gesti:
guardo da una panchina sbocciare
la Pasqua degli altri