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Posts Tagged ‘nuvole’

Lo scirocco d’inverno
è il più crudele dei venti:
sotto l’occhio lunare solleva
l’Adriatico, e punta dritto
verso la pozza lagunare –
alle bocche del porto, se incrocia
la tramontana scatena
turbini a schiantare barche
e fiumi a intorbidare
le antiche pietre

gorgoglierà l’acqua dai tombini
e filtrerà pareti,
risalirà gli intonaci il sale –
tavole fango e alghe, rottami
galleggeranno al buio
per calli e fondamenta

poi, ci saranno mattini
di desolazione –
novembre interminabile d’ansia
conterà le fatiche di Sisifo,
Penelope vedrà la sua tela
dentro canali torbidi
perdersi
lentamente

solamente la sera
a volte
vedrai splendere cupole
sospese tra onde di porpora inquieta
e ventagli di nuvole tese
ai confini del cielo

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nuvole

Voglio
rimanere così
accarezzare con gli occhi il grano
ondulato, la strada ricurva
morbidi prati – e non far caso
ai bagliori di nuvole gonfie
in ambiguo transito

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Val Venosta

Le mele crescono dove c’è tanta acqua
i merli cantano, le case s’alzano in volo
respirano nuvole i boschi – dentro la torre
si appendono pipistrelli nudi

lavorano i vivi, dormono i morti
sulla ghiaia del cimitero
vagano lumini rossi

se la terra è tutta cosparsa di fiori
mille torrenti trascinano tronchi e fango
mormora l’acqua, il vento impazza –
dentro i castelli, torture e vessilli

dal Cristo fuoriesce sangue
l’angelo è d’oro
la Vergine impugna la spada

alberi coronati di luce
guardano le nuvole in fuga
scotonate sui dorsi dei monti

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luce pomeridiana

Sun Liangang

Ritornerò in montagna
a cercare l’altrove
l’io vero, puro da inganni
finzioni e fraintendimenti

nell’aria libera, sarò me stessa
frammentata nei sassi e nei fili d’erba –
guarderò i profili dei monti a onde
tra quinte di pini fruscianti

tra le nuvole in corsa e profumi
di prati falciati, dilaterò il mio io
piccolo, sparirò nell’azzurro quasi
bianco di luce pomeridiana

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Il bimbo, la mamma, la nonna e la bisnonna
tutti eravamo insieme nel sogno
di sabbia giallo-oro e cielo azzurro –
fra le nuvole, creste e dentelli d’onda
passava un respiro arioso
“non toglierti il cappellino”gli dissi
andiamo a salutare la bisnonna –
passeggiando sulla sabbia soffice

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Marta

Magritte

Magritte

Spazzerò le porte del paradiso
che i beati ci vivano tranquilli
pulirò i sedili e le stanze dei santi
non li disgusterà polvere o brutture

sì, sarò Marta con stracci e ramazza
detergerò nuvole e galassie
farò sparire fino all’ultimo atomo
di polvere dall’universo –
non mi vedranno Dio né santi
svanirò nel mio splendido nulla

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qualcosa di me

"Tempête de Neige" exposé en 1842 de J.W. Turner  Snow Storm - Steam-Boat off a  Harbour's Mouth making Signals in Shallow Water, and going by the Lead

“Tempête de Neige” exposé en 1842 de J.W. Turner

Vorrei vivere qualcosa di me
che non fosse già scritto
uscire dalla casa del corpo
restando dentro
rabbrividire di nuvole
nel vortice sulla città
rotolarmi nei flutti
dello spazio oltre il tempo
nera è la nitidezza del cielo
scosse elettriche mi frantumano
tutto gira: la zanzara la mosca i petali
pesci nel torbido a boccheggiare
nel torbido canale in emergenza
lo scirocco è un vento tosto
precipita calcinacci dai muri
e mi accontento dello scritto
mi separo dal resto
arretra il senso

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Philippe Parreno

Philippe Parreno “My Room is a Fish Bowl”

La mia stanza è una casa di pesci
galleggianti a lenti intervalli
nelle note del
pianoforte

sfrecciano scafi dietro i vetri –
sazi di bianchi spazi noi
dalle grandi finestre
vediamo acqua e nuvole
navi e cupole in transizione –
separati dal mondo, noi

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orme confuse

pioggia 1
Vento nuvole e pioggia a scrosci
accaniti rovesci contro i vetri
del mio vivere lungo, rinchiuso – fuori
teorie di fantasmi nel fango avanzano
senza occhi né voce, nessuno
li conosce: da dove
vengono, dove
possono andare oggi, quando
è calato un inferno di barriere?

Vento nuvole pioggia tacciono
in grigiore d’attesa – qui vivo
nel tepore di un nido, conosco
il vuoto da cui vengo

mi associo al canto dei cuori
copro orme confuse

 

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riquadri verso il cielo

ospedale

S’aprono quadri verso il cielo
non ancora per me
filtra dalle nuvole una luce
si ferma oltre il vetro

scorre il tempo sulle guide color arancio
le porte rimangono socchiuse –
mille storie attraverso le flebo
passa il dolore, torna la noia

il tempo è una passatoia rosso cupo
cammino ma resto ferma

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