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Posts Tagged ‘nulla’

non scrivo più

Non scrivo più –
un foglio bianco al centro
della mia mente
sotto, non trovo più parole

per abitudine e vecchio vizio parlo
ma sempre meno –
un fastidio sottile è nell’ascolto
di vecchie voci, racconti logori

il mio tempo è trascorso come piuma
il passato mi schiaccia come pietre

fuori, la vita crudele, furiosa
fuori è la vita tenera, che spunta –
ma dentro me io sento
un bianco nulla
e mi attira insensato –
come un sonno avvolgente
lo desidero e aspetto

 

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carta velina

Laurence Winram

Sottile come carta velina
la nostra esistenza vibra in bilico

fronte-retro, io sono
e sono il nulla:
mani trasparenti alla luce,
foglie di pioppo al vento i miei pensieri
sfumati in alone e baleno –
così sottile la mia consistenza
già proiettata in lontananze
senza ritorno

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verso l’Apocalisse

Là dove siamo nati e quando
chi sparì nelle fosse, chi disgregato
ombra su muro bianco

vennero ricostruzioni e fioriture
silenzi complici e false
rivoluzioni

e noi, che abbiamo il nulla dentro,
densamente abbiamo vissuto
a singhiozzo – ora,
dopo lungo sconcerto il mondo
è alveare impazzito

sullo sfondo un ritmo incalzante:
ecco aprirsi un ventaglio di strade
verso l’Apocalisse

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spartiacque

                                         Omar Galliani

 

Una finestra calda, un cielo freddo
e lo scompiglio del tempo che preme:
un vetro arancio mi sta davanti –
il nulla intorno, nel circolare ritorno
di nuove celebrazioni, le stesse
di sempre

dal passato risale un gorgoglio
di obnubilati ricordi sparsi, ma ora
irrevocate pendono scadenze, e i riti
dei vivi e dei morti

nella mia vita
spartiacque una lenta dipartita
e un rapido precipitare: tutto torna –
nei cieli di nubi in fermento
un vento senza pace rimescola
gorghi d’invocazioni, e gli urli
del nostro scontento

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vertigine

Perigliosa vertigine del nulla
quante volte mi afferri
scivolo verso il bianco
assoluto
zero segni o riscontri
niente echi
una pace insidiosa giace
dentro un imbuto senza luce
un chiarore opaco mi chiama

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Non so chi fossi
né con chi parlavo –
nella mia assenza
plurime sottrazioni

(voci lontane, nel tempo e nello spazio
risorgeremo un giorno, dicono
saremo ancora carne e sangue
saremo insieme, purificati)

Dentro questi
orizzonti di fuoco e ghiaccio sciolto
tutto sembra cadere nel
precipizio
sbriciolarsi nel nulla –
io m’illudo soltanto
di tramonti
fili d’erba e sorrisi di bambini –
poi, galassie e distanze siderali
dove risuona ancora il tutto

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suono stellare

Poi, quando tutto
sarà quiete e silenzio
e sarò sola nello spazio
mi nutrirò di verdure idroponiche
tornerò pura più di un bimbo da latte
la carne marcita e l’incertezza
della mente corrotta
esaleranno per sempre in nubi
ceneri cosmiche a perdere –
generazioni di fango e metalli crudeli
risucchiate nei gorghi dei buchi neri
e sarà come
nulla mai fosse stato
rimarrà l’onda lunga di un suono
stellare

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il buio non ha nome

Edvard Munch

L’alba è un pozzo di nulla –
avvinghiati per non precipitare
inutilmente proviamo a fermare
il giorno che viene

le solite insofferenze, varianti insensate
stupide ore – scorie rimescolate affiorano
trasportate sul filo di correnti
precipitose – il tempo
è una schiuma che non perdona

e quando cala la sera e rimango sola
sprofondo al centro di me stessa
nel silenzio mi perdo, il buio non ha nome

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Rotko

Quante tragedie, quante vite
sfumate in ombra di nulla –
lentamente il tempo ronza
ed è cicala impazzita, nebbia
intorbidato vapore dove
brulicavano maree ruggenti
folle agitate e persone sole
scivolate giù, ai bordi…
quanti passaggi e trasferimenti
dalle macerie fino al niente –
lo chiamavano il secolo breve
ma tutto è iniziato molto prima –
vite oscure e vite alte
tutte dissolte in pioggia leggera…
il buio scende alla fine, sempre
non ho ricordo del giorno
né diritto alla nostalgia
scivolata dentro una finestra
estranea di tempi e luoghi

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cerchio d’acqua

acqua

Cerchio d’acqua – pozzo di desideri
hai pareti di trasparenza
verdazzurro vetrosa
corpo lucente, sigillo convesso
sul fluido nulla

l’acqua mi chiama
sprofondo nei barlumi di un nido
occulto
scendo ancora
mi rovescio nel punto zero

liquido informe, in tangenza
di solitudine estrema
mi disegni l’abito transitorio
di pelle sottile – dentro, esisto

volto antico e sfocato
da lontananze crudeli
un sorriso chiaro ti affiora
lampo obliquo nell’acqua –
ho sapore di terra in bocca
gocce di cielo negli occhi

cerchio d’acqua, pozzo
di fluido nulla

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