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Posts Tagged ‘memoria’

lucine intermittenti

 Omar Galliani

 

S’accendono lucine intermittenti
nel buio della memoria
i giorni sono colate di lava
ottundono i sensi, rallentano i gesti
pedalo leggo cammino in cerchio

la mia vita in stand – by
inciampa nell’umido calore
io, nell’attesa quotidiana
che il sole diventi nero
e il buio mi sciolga in un lungo sonno

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Rotko

Quante tragedie, quante vite
sfumate in ombra di nulla –
lentamente il tempo ronza
ed è cicala impazzita, nebbia
intorbidato vapore dove
brulicavano maree ruggenti
folle agitate e persone sole
scivolate giù, ai bordi…
quanti passaggi e trasferimenti
dalle macerie fino al niente –
lo chiamavano il secolo breve
ma tutto è iniziato molto prima –
vite oscure e vite alte
tutte dissolte in pioggia leggera…
il buio scende alla fine, sempre
non ho ricordo del giorno
né diritto alla nostalgia
scivolata dentro una finestra
estranea di tempi e luoghi

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Lawrence Winram

Il silenzio scorreva tra lievi
sfarfallamenti del tempo:
ad ogni stanza, perdevo un abito
una gonna, una giacca, una memoria –
dai vetri accostati delle finestre
penetrava una polvere di note –
nebuloso emerse un ricordo

mi riavvolse il silenzio come feltro
nella stanza del nulla denso
persi un cappotto, memorie e parole –
nell’altra stanza, precipitavano numeri
frasi e versi, diagrammi a colori

e il silenzio scorreva sempre
verso la danza dei vortici neri

nell’ultima stanza, la mia anima nuda
fu accarezzata da un notturno
distillato con preziosa lentezza –
note e silenzio si fusero
nella vibrazione
sparente

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a mio padre

Un argomento quasi sconosciuto al grande pubblico riguarda gli IMI, gli Internati Militari Italiani: si tratta dei soldati e degli ufficiali fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’8 settembre, forse 800.000 (le cifre sono indicative).
Tolti da questo numero i numerosi morti, uccisi o per stenti, agli altri fu proposto di combattere o collaborare in altri modi con la R.S.I. o con il Reich: circa 600.000 si rifiutarono e furono internati nei lager senza la qualifica di “prigionieri di guerra” e i relativi diritti, come quello all’aiuto da parte della Croce Rossa. Furono perlopiù fatti lavorare nell’industria tedesca e per questo al loro ritorno in patria sospettati di collaborazionismo; inoltre facevano parte dell’esercito che aveva combattuto al fianco dei tedeschi, e rappresentavano l’alleanza sbagliata e la sconfitta militare, quello che l’Italia nel dopoguerra non voleva vedere.
In questi brani ho cercato di riassumere le loro tragiche vicende con l’aiuto di saggi italiani e tedeschi e di testi di memorialistica.

1) IMI internati militari italiani

2) IMI Il crollo della Germania e il ritorno

3) IMI CONSIDERAZIONI FINALI

4) IMI MATERIALI VARI

5) IMI BIBLIOGRAFIA

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Baratri

Sarah Jarrett

Sarah Jarrett

 

Ciò che rassetto in superficie e liscio
sottende baratri profondi

sono nata presso colline
traforate con buche carsiche –
la memoria, un pattume
rottamato

ho vissuto su strade a dirupi
ponti viscidi
ho gridato e taciuto
fuori tempo

ora l’acqua che scroscia, la schiuma
non basta
a dilavare ingiustizie, omissioni
gesti senza rimedio

ciò che rassetto in superficie sottende
il dolore degli innocenti

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tabula rasa

Francesca Woodman

Francesca Woodman

Ora che il cielo è vuoto e la tua mente –
una tabula rasa – conta le ore
del quotidiano degrado
più non esiste l’imbrunire, neppure
la memoria: troppo scomodo rivangare
chiedersi
il fatto e il non fatto
interrogare la fretta e la paura –
tue compagne di sempre

se ti sommerge il grigio, comprendi
l’increspatura bugiarda
che copre il tutto e il quasi niente
ti circondano verità sconfessate
domande mai poste…
dovresti inseguire i fantasmi, ormai
ma preferisci
un leggerissimo malessere morbido
un quasi sfarsi
lontanando di ora in ora
la tua anima da se stessa

ti sgomenta la splendida luna
a cavallo di nubi in corsa
troppo crudele, allucinata

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sabbia

Francesca Bonfatti

Francesca Bonfatti

Sabbia, soltanto sabbia
in fondo al cuore
e vortici di parole precipitate
nel fondo cieco della memoria

si alzano gesti lontani e sorrisi
sfavillanti nel buio –
ma come
vivere nel caos senza tempo
e senza senso

la mia casa è una zattera di detriti
ore pesanti
navicella spaziale disancorata
senza destinazione

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diario minimo sparso

001

Se fosse uccello o flauto

questo corpo che pesa

e la memoria un filo d’erba nuova

 

ma le cose non stanno dritte

scivola il mondo ai bordi

si raggriccia

 

cerco la precarietà di suoni

che su carta s’imprime

e degli umori

che annebbiano paesaggi

 

e sono mille istanti

mi sfarino

 

faccio piccole cose

sminuzzo verdure leggo gialli

notizie sparse di persone tristi

mi sfiorano gli orli mentali

 

vorrei, sì, dare luce amore

la stanchezza prevale

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La casa dove non sono vissuta

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La casa dove non sono vissuta
allagata da ombre
odora di scoglio profondo e pesci
che non nuotano in altri luoghi

da quelle stanze è uscita una bambina
salutando le trecce di un pane diverso
il richiamo aspro della donna del latte per strada
uno scorrere d’acque gelide dal monte

un sale vivo mi avrebbe imbiancato il corpo
se avessi fatto il battesimo
nel Quarnaro

le stanze dove non sono vissuta avevano quadri –
signori dallo sguardo serio, dame
con alte capigliature
mi avrebbero condotto per mano (altro…)

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