Non scrivo più – un foglio bianco al centro della mia mente sotto, non trovo più parole
per abitudine e vecchio vizio parlo ma sempre meno – un fastidio sottile è nell’ascolto di vecchie voci, racconti logori
il mio tempo è trascorso come piuma il passato mi schiaccia come pietre
fuori, la vita crudele, furiosa fuori è la vita tenera, che spunta – ma dentro me io sento un bianco nulla e mi attira insensato – come un sonno avvolgente lo desidero e aspetto
Fine delle emozioni a onda e dei cuori all’unisono – la mia clessidra è capovolta non più arcobaleno di sabbia ma nebbia e cenere
troppo a lungo è stato uniforme il tempo e lo spazio stretto – il mondo, roso dal virus, ora esplode
non canto più: ora è tempo della voce intima: scorre e vive dietro il suono dentro le parole non dette nella caverna dell’anima – alfa ed omega di un suono eterno: siamo usciti e ritorneremo nella sua liquida sfera
La morte è scesa al nostro fianco ci accompagna nei giorni strani pieni di nebbia, d’ impercettibili strappi di attese, di stravolgimenti – la morte è negli occhi delle incidentate delle donne sventrate, degli uomini stanchi – è fumo e cenere di una guerra che sfuma in droga di assuefazione – la morte è cenere della nostra guerra per esistere, quotidiana
L’invito è stato rivolto da me a Marina Raccanelli che l’ha interpretato come segue.
Grazie infinite a Marina e grazie a chi si è fermato a leggere.
Per la maggior parte della mia vita, la letteratura è stata romanzi da leggere e poesie da assaporare (o con cui annoiarsi, a seconda dei casi), con qualche vago tentativo di emulazione adolescenziale per quanto riguarda i versi. Più tardi, quando la vita mi ha presentato il conto e mi sono scontrata con situazioni per me difficili o impossibili da superare, o perlomeno accettare, ho incontrato per mia fortuna lo sfogo della scrittura. Ed ho riempito diari su diari, quadernetti squinternati fitti di parole torrenziali…a poco a poco, la corrente è diventata meno impetuosa ed ha rallentato, le mie parole si sono messe, spesso senza la partecipazione della mia consapevolezza razionale, in un…
Passo il tempo a osservare eventi che non passano mai la vicina immobile e sola case sbarrate, disabitate stanze ferme, con fantasmi sparenti
(l’isolamento, per me, non è mai finito)
poi, passo il tempo a schivare le persone che scorrono per le strade e frequento le alterità di amicizie irreali nell’etere e vivo tra le pagine di libri consumati voracemente
la sera, mi addormento sfinita quasi avessi vissuto davvero
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