Strani uccelli sull’acqua e torri d’aria…
è novembre di sole a spicchi:
i colori di vetro sulla laguna
seminano orti conclusi e spasmi
nelle mani che strappano muffe
cascami di piante smorte
sulle pietre, sui nomi sommersi
il mio nome è una preghiera di seta
è giunto anche aprile, la primavera dei morti
soffiata giù dai rami tra mille mandorle d’occhi
sui ponticelli di legno gemente, sull’acqua che abbrivia
maggio contorto fra tempeste e vento di sole
somiglia all’ombra di travi, la disperazione è una lama
dondola a vuoto e ancora si protende
E’ bella, per quanto un po’ oscura. Magnifici gli incipit e la conclusione.
Ma forse il lettore andrebbe guidato a leggere quel movimento dello sguardo, e del cuore, dai “colori di vetro sulla laguna” agli orti conclusi, alle pietre, ai nomi sommersi, che evocano un paesaggio cimiteriale e dei gesti di pietas. E poi il “paesaggio interiore” cambia in ognuna delle strofe successive…
Devo leggere le altre poesie del tuo nuovo blog.
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In parte è oscura anche a me, figurati! fa bene cogliere qualcosa di oscuro dentro di sè e trovargli parole…ma qui sono oscura anche un po’ troppo, credo, perchè ho voluto mettere troppa carne al fuoco: stagioni che passano, un senso di morte che è naturale guardando un paesaggio lagunare con l’isola del cimitero, ma addolora in modo diverso a primavera ( tuttavia, il giorno dei morti cade a primavera, in Giappone) mentre leggiamo di suicidi durante la crisi economica, qui in Italia
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