La morte ti strizza l’occhio
in abito frusto da bagascia
del 700 – un vecchio en travesti
con trucco giallastro-intonaco
parrucca edificata da ragni
mantello di fango e coriandoli
la morte ti strizza l’occhio
eccitata dai bonghi dei rasta
sferzati da rovesci di pioggia
dalle viscere, un mantra demenziale
il battito nero ti conficca
sguardi vuoti nella memoria
Una fotografia cruda e molto ben fatta di questo nostro mondo vuoto inneggiante al nulla, quasi il nulla sia alternativo al tutto: ma quando abbiamo perso il significato delle parole, abbiamo già perso tutto.
Mi turba un po’ vederti rigirare in questa amarezza.
Nion ho mai sopportato il carnevale, che sin dalle elementari ritenevo il circolo dell’idiozia.
Quest’anno ho paura della Quaresima…
P.S.: tu non hai certo perso il significato delle parole; tu le ravvivi, le parole…
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Ho il vizio di non rileggere più…l’accidia…Per favore correggi quel “ghai” cui qualcuno potrebbe attribuire allusioni inesistenti? Grazie.
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ecco fatto, sono scherzi della tastiera…
quanto al carnevale, molto bene tu hai sottolineato che questo periodo dell’anno può essere una metafora della vita; potrebbe esserlo anche nei suoi lati positivi, ludici e scherzosi, che sono utile valvola di sfogo quando si vive abitualmente con impegno…ma per molti attualmente la vita è tutta un carnevale di apparenza e superficialità, quindi non ha più senso un carnevale periodico!
per fortuna non tutte le persone sono così, pensa solo a quanto volontariato si fa oggi in Italia e nel mondo.
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