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Archive for marzo 2016

fuori stagione

cava 63

fuori stagione, pensano i prati
niente fiori né fumo dai camini –
legno marcio nei cinque fienili
ammassati in silenzio sul costone
come gufi in agguato

e trascina carriole di fatica
di vivere
la vecchia col grembiule

oggi, mi sento anch’io
fuori stagione

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BUONA PASQUA

resurrezione

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2016-03-25-10-23-20-399261216

Once upon a time o meglio c’era una volta una lumaca che si chiamava Lumaca e viveva in un paese che si chiamava Paese del Dente di Leone, insieme ad altre lumache che si chiamavano Lumache anch’esse. In questo paese tutte le lumachine, lente, appunto, come si conviene a delle vere lumache, conducevano senza alcuna identità una vita lenta e abitudinaria. Un giorno la lumachina comincia a porsi delle domande alquanto scomode, vuole sapere perché le lumache sono tutte così lente, perché si chiamano tutte lumache e a cosa serve la lentezza. Così si avventura fuori dal tranquillo prato e comincia un viaggio. Durante il viaggio fa la conoscenza della saggezza, rappresentata da un saggio gufo e della memoria, rappresentata da una vecchia tartaruga. La lumachina affronterà innumerevoli pericoli, conoscerà gli uomini che non camminano con le loro gambe ma si avvalgono per gli spostamenti di velocissimi mezzi che hanno…

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come se

spiaggia 1

foto di Piero Orsoni

Come se io non ci fossi,
sorge chiaro il mattino
e i colombi toccano il cielo
con i loro caotici
sciami
Come se non ci fossimo, l’onda
scorre sull’onda, infrante
sull’arenile piatto – forse
su questa riva
non c’è mai stato
nessuno

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Immagine
Non so come, dal niente ho estratto parole
e tracciato a matita uno schizzo
di neuroni dispersi, come
col pennarello semina un bambino
lunghe foglie sul foglio
soli rotanti e fiori

non so come ho pigiato sui tasti
collegando frantumi di ricordi
in catene di suoni e colori

oggi è soltanto tosse
e risucchi del cuore in duri strappi –
niente appigli sul bianco della pagina
qui, ronza la ventola del computer
fuori incespica il vento

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cimitero
la presenza degli alberi
abbracciava ogni pietra, ogni nome inciso
sprofondare di sassi, ossa senza nome
stridori di motoseghe nel cimitero ebraico
e quell’uomo, in alto, che gridava scostatevi
viene giù, crolla il ramo grande

la corona alta di piante
mi metteva una frenesia di graffiare il tempo –
un lampo nel groviglio, i gesti si chiusero
sull’erica spettinata
le parole nei vasi di ruggine

poi, corsero per i tronchi discorsi antichi
rami turgidi di memorie fecero uscire
fiduciosi sussurrri dal fogliame

come se ci credessi pregavo
come fossero vivi, respiravo per loro
e per chi vive nella prigionia del corpo
assaporavo guizzi di luce nell’acqua

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orologi-parete

Dove va la lancetta dei minuti
e dove
troveranno una casa
i bambini scomparsi?
forse un castello di sabbia umida
risucchierà i tuoi passi e i tuoi sogni
ma intanto resta
a nutrirti di fiabe e abbracci

dove va la lancetta dei minuti
e chi ha divorato le ore…
resta nell’arco dell’attenzione
a costellare i cieli di domande –
quando verrà il tuo tempo
di scontrarti con muraglie di rabbia
sarai più forte

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